Accettare Gesù il Figlio amato del Padre
Ma voi, chi dite che io sia? (Lc 9,20)
19 giugno 2016 - 12ª domenica t. ord.
Carissimi,
i giudizi della gente su Gesù sono belli: lo considerano uno dei più grandi profeti, antichi o recenti. Luca piano piano conduce il lettore del suo Vangelo alla scoperta di chi è veramente Gesù. Un primo chiarimento esplicito è riservato alla sola cerchia dei più stretti collaboratori. L’evangelista colloca la domanda di Gesù entro lo spazio sacro della preghiera. Quella dell’orazione è una situazione alla quale Luca collega volentieri alcuni momenti decisivi della vita di Gesù. A dirci che nella vita ci sono domande che solo nel dialogo a tu per tu con il Padre possono conoscere una risposta esauriente.
“Ma voi chi dite che io sia?”. “Ma voi”: solo al discepolo, formato dalla comunione di vita con Gesù, si apre la possibilità di comprensione che supera l’opinione comune. Sentiamo questa domanda rivolta a ciascuno: Chi sono io per te?
È importante dare una risposta personale. Lo sappiamo: amiamo ciò che conosciamo. E più conosciamo, più abbiamo la possibilità di amare. Se vogliamo amare e seguire Gesù è importante conoscerlo, avere un rapporto personale, diretto e profondo con Lui.
Nella ricerca di Dio nella nostra vita ci può confortare l’estrema testimonianza del teologo e martire protestante Bonhoeffer, che nel campo di concentramento di Flossemburg a pochi giorni dalla sua morte pregava così: «Al cominciar del giorno, Dio, ti chiamo. Aiutami a pregare e a raccogliere i miei pensieri su di te; da solo non sono capace. In me c’è buio, ma in te c’è la luce; io sono solo, ma tu non mi lasci; io non ho coraggio, ma tu mi sei d’aiuto; io sono inquieto, ma in te c’è la pace; in me c’è amarezza, in te pazienza; io non capisco le tue vie, ma tu sai qual è la mia strada. Signore, qualunque cosa rechi questo giorno, il tuo nome sia lodato!».
Non possiamo conoscere Cristo solo “per sentito dire” o attraverso resoconti più o meno veritieri. In questa settimana viviamo l’impegno di non rifuggire dalla fatica di ritirarsi un po’ in solitudine e preghiera per dare una risposta personale alla sua domanda, don Vincenzo ed il diacono don Antonio.
“VOI CHI DITE CHE IO SIA?”
Oggi fai anche a noi questa domanda, Signore.
Non come se fossimo in una fantomatica verifica di catechismo,
dove qualcuno potrebbe pensare che la risposta buona
sia la più riverente verso la tua divinità e maestà.
Non ti interessa soltanto quello che sappiamo di te,
della tua biografia, della tua filosofia o delle tue Parole.
Ti interessa quello che pensiamo veramente di te,
quanto siamo vicini o lontani alle tue scelte.
Ti interessa vedere dove è appoggiata la nostra vita,
qual è la meta verso cui viaggiamo,
dove incontriamo pace e gioia in questo mondo imperfetto.
Sei tu il nostro Salvatore?
O confidiamo in altri terapeuti e santoni
per trovare la forza di sconfiggere il male?
Sei tu il nostro Maestro?
O ci perdiamo tra le voci più o meno attendibili
dei comunicatori mediatici del nostro mondo?
Sei tu il Figlio di Dio?
O ci fa piacere immaginare un dio a nostra somiglianza,
potente e risoluto, giustiziere ma corruttibile,
perché ci piace tanto essere "raccomandati" da lui?
Sei tu il vero Messia?
O nella vita concreta seguiamo altri “unti del Signore”,
attratti dalle loro insegne regali, dal fascino del loro successo,
dai proclami che assolvono i nostri comodi?
La verità è che non è sempre facile seguire i tuoi consigli.
Ci chiedi di bandire finzioni e compromessi.
Ci chiedi di seguire le istanze dell’amore,
mettendolo al centro della nostra vita.
Così come non è facile riconoscerti nei fratelli
e fare a loro ciò che faremmo a te.
Tu sei il Cristo, ma aiutaci a incarnare la nostra fede nella vita