Va’ e d’ora in poi non peccare più (Gv 8,11)
13 marzo 2016 - 5ª di QUARESIMA
Carissimi,
una strada nuova è aperta da Gesù davanti alla donna sorpresa in flagrante adulterio. La Legge e i buoni ebrei l’avevano già condannata. Gesù riesce, con una frase - è il caso di dire lapidaria - a inchiodare ciascuno alle proprie responsabilità («Chi è senza peccato...»), salvando la donna da morte certa ma esortandola alla vita nuova: «Va’ e d’ora in poi non peccare più».
Il messaggio centrale della liturgia di questa domenica è l’incontro con Gesù che non si erge a giudice, ma che ci afferra nel profondo del cuore per cambiare la nostra esistenza. È la forza che proviene da lui che può sanare le nostre ferite e generare in noi un rinnovamento. Questa forza ha un nome: perdono! Gesù non condanna la donna colta in peccato, ma le offre la possibilità di cambiare.
La donna viene resa capace di guardare in avanti ed è invitata a camminare secondo il perdono di cui Gesù l’ha rivestita; questa parola infatti le darà forza per non peccare, ben più delle minacce e dei giudizi dei suoi accusatori.
Davvero Dio sa trarre il bene anche dal male! Per quella donna infatti il peccato diventa occasione per un incontro che cambia radicalmente la sua vita e genera in lei la speranza.
Rinnovarci: è questo il dono che dobbiamo chiedere in questo tempo di Quaresima. Il sacramento della Riconciliazione porta in dote questo effetto, che naturalmente parte dalla decisione di mettersi in discussione e dalla volontà di ripartire con una Buona Confessione.
Chiediamo al Signore di fare sempre più un’esperienza profonda del Perdono e della Misericordia, don Vincenzo ed il diacono don Antonio.
CHI È SENZA PECCATO?
Non ho commesso adulterio, Signore.
Ma ho desiderato la donna d’altri, ho perso la testa per lei,
ho cercato di conquistarla pensando di essere più degno del suo sposo.
Non ho commesso adulterio.
Ma mi è sfuggita qualche bugia,
o ho omesso di esprimere scomode verità.
Non ho commesso adulterio.
Ma ho maltrattato certi beni collettivi, come la natura,
e ho furbescamente abusato di posizioni di vantaggio,
derubando i fratelli della giustizia e dell’equità.
Non ho commesso adulterio.
Ma ho ucciso la dignità delle persone con malelingue,
e ho ferito chi non mi piaceva, sminuendolo o insultandolo.
Non ho commesso adulterio.
Ma ho trascurato i miei genitori, specie nel tempo
in cui la loro vecchiaia richiedeva la restituzione dell’amore ricevuto.
Non ho commesso adulterio.
Ma ho svilito il giorno del Signore,
coltivando l’ozio e l’egoismo, anziché la fede e la solidarietà.
Non ho commesso adulterio.
Ma ho nominato te come intercalare o sfogo,
tirandoti in ballo quando non avevi colpe per la mia stupidità.
Non ho commesso adulterio.
Ma ho messo al centro della mia vita tutto all’infuori di te:
il successo, il potere, il denaro, o semplicemente me stesso,
quasi che tutto il mondo girasse attorno a me.
Non ho commesso adulterio, Signore, ma ho tradito l’amore.
Per questo non scaglierò alcuna pietra,
e mi ricorderò di ogni tuo comandamento
per imparare a non peccare più.